lunedì 13 ottobre 2014

LORO HANNO BISOGNO DI CRISI


« Non dobbiamo sorprenderci che l’Europa abbia bisogno di crisi, e di gravi crisi, per fare passi avanti.
I passi avanti dell’Europa sono per definizione cessioni di parti delle sovranità nazionali a un livello comunitario.
…È chiaro che il potere politico, ma anche il senso di appartenenza dei cittadini a una collettività nazionale, possono essere pronti a queste cessioni solo quando il costo politico e psicologico del non farle diventa superiore al costo del farle perché c’è una crisi in atto, visibile, conclamata. »
Mario Monti

Dalla franchezza di questa dichiarazione si evince, senza nessuno sforzo, il metodo con il quale “qualcuno” ha DECISO di procedere verso il mutamento radicale della nostra società, obbligandoci ad accettarne le conseguenze.

È l’ascesa del capitalismo dei disastri, sotto l’egida della cosidetta Dottrina dell Shock.
L’idea fu di Milton Friedman, economista americano premio Nobel nel 1976. Liberista convinto, si distinse per il suo rifiuto verso qualsiasi intervento dello Stato nell’economia e il suo sostegno a favore del libero mercato e della politica del laissez-faire, caratterizzata, nel suo modello teorico, da privatizzazioni (lo Stato non deve avere il controllo diretto della produzione, né erogare servizi), dall’abbattimento del costo del lavoro (licenziamenti, precarizzazione, rinuncia alla rappresentanza) e dalla massima libertà di movimento dei capitali.
Il “mantra” della teoria liberista suggerisce che il mercato è in grado di autoregolarsi e risulta più efficiente se non intervengono forze esterne, come le politiche protezionistiche e assistenzialistiche degli Stati, a cercare di controllarlo.
Come fare ad ottenere il risultato minimizzando i rischi di intolleranza al cambiamento?
Una volta innescato il meccanismo le variabili del sistema risultante sono procicliche, ovvero seguono il ciclo economico fino al presentarsi di un qualsiasi contrattempo in grado di comprometterne il funzionamento.
Non potendo intervenire lo Stato con manovre anticicliche, alla prima inevitabile crisi, si sfruttano l’occasione e il contesto per imporre quelle che vengono presentate come soluzioni dolorose ma necessarie. In realtà solo un pretesto per poter arrivare al risultato voluto.

« Prendiamo una decisione, poi la mettiamo sul tavolo e aspettiamo un po’ per vedere che succede. Se non provoca proteste né rivolte, perché la maggior parte della gente non capisce niente di cosa è stato deciso, andiamo avanti passo dopo passo fino al punto di non ritorno. » Jean-Claude Juncker

Un ristretto gruppo di uomini intenti a costruire uno spazio senza frontiere in cui accrescere le proprie ricchezze e il proprio potere a danno della stragrande maggioranza della popolazione ormai tagliata fuori dal processo decisionale.
Mario Monti
Intervista sull’Italia in Europa
p. 40-41 Domanda del giornalista (Federico Rampini): “Perché la Commissione europea ha accettato di diventare il capro espiatorio su cui scaricare l’impopolarità dei sacrifici?”
Risposta di Monti: “Perché, tutto sommato, alle istituzioni europee interessava che i Paesi facessero politiche di risanamento. E hanno accettato l’onere dell’impopolarità ESSENDO PIU’ LONTANE, PIU’ AL RIPARO, DAL PROCESSO ELETTORALE.”

Il 1978 è uno degli anni cruciali della storia Italiana sotto il profilo delle conseguenze che vediamo ancora oggi.
È il 24 maggio quando Lama annuncia per conto del sindacato che i lavoratori dovranno accettare di immolarsi sull’altare della crisi economica e nello stesso anno viene definito il negoziato sull’ingresso dell’Italia nello SME e a dicembre condotto il voto decisivo.
In questo voto cruciale per la storia della Repubblica, alcuni degli attuali sostenitori delle successive devoluzioni di sovranità sono, a ragion veduta, su posizioni diverse e contrarie. Tra questi il Direttore de “La Repubblica”, Eugenio Scalfari, e l’attuale Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Spaventa pronuncerà il suo atto di accusa (per molti versi simile al recente dissenso manifestato da Cofferati verso il TTIP): un “trattato ineguale” geneticamente portato ad affermare gli interessi delle potenze dominanti. Tra l’altro Germania e Francia non avrebbero di certo potuto raggiungere un intesa amichevole nello spartirsi le rispettive aree di influenza ecomomica.
«Quest’area monetaria rischia oggi di configurarsi come un’area di bassa pressione e di deflazione, nella quale la stabilità del cambio viene perseguita a spese dello sviluppo dell’occupazione e del reddito.»
Tra gli scenari proposti da Scalfari all’epoca, la resa dei sindacati sull’indicizzazione e perdita di potere di acquisto in termini reali dei salari si verificherà puntualmente. Ma si verificherà anche quello che porterà alle frequenti crisi valutarie degli anni seguenti, inclusa la perdita di competitività e di quote sul mercato estero delle imprese industriali italiane. Caduta della bilancia dei pagamenti, pressioni sul cambio, perdita di riserve valutarie, restringimento della circolazione interna, innalzamento dei tassi di interesse. Seguiranno aumento della disoccupazione e discesa del reddito con conseguenti ripercussioni sulla domanda interna. Alla fine l’ “abbandono dello SME” sarà comunque inevitabile e avverrà nel 1992.
Tuttavia il 13 dicembre Andreotti annuncia in aula di aver ricevuto forti pressioni da francesi e tedeschi fino alla minaccia di non attuare del tutto lo SME se l’Italia non fosse entrata subito. A fronte di questo ricatto morale al Parlamento viene chiesto di non indugiare oltre e, nonostante il lucido discorso del futuro Presidente della Repubblica secondo cui “la resistenza tedesca a dare garanzie economiche per il riequilibrio interno della Comunità imporrà una linea di rigore a senso unico e di tagli ai salari”, il voto sancisce la scelta epocale di rinunciare all’indipendenza monetaria, praticamente senza aver ottenuto nulla al tavolo delle trattative.
Ne pagheremo le conseguenze a suon di menzogne, ricatti e ulteriori estorsioni: 1981 divorzio Banca d’Italia-Tesoro, 1990 irrigidimento dello SME, 1992 vincoli di bilancio del Trattato di Maastricht, 1998 moneta unica, 2012 pareggio di bilancio. A seguire la continua richiesta di riforme strutturali. Tutto senza contropartita alcuna e in nome di un mercato unico dominato solo dalla concorrenza.

Fonti dichiarazioni:
Monti: http://www.youtube.com/watch?v=nTHN0yitxBU
Juncker: http://www.spiegel.de/spiegel/print/d-15317086.html
Monti: http://www.ibs.it/code/9788842050902/monti-mario-zzz99-rampini/intervista-sull-italia-in-europa.html
Napolitano: http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/05/19/eurozona-quando-giorgio-napolitano-era-contro-la-moneta-unica/987141/
Spaventa: http://legislature.camera.it/_dati/leg07/lavori/stenografici/sed0382/sed0382.pdf


Articolo tratto da: www.appelloalpopolo.it



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