martedì 30 ottobre 2012

La Cgil corre appresso ai COBAS, ma si ferma a metà strada


Lo sciopero generale del 14 novembre è già convocato dai COBAS per l’intera giornata.
Contro il governo Monti e le politiche recessive di austerity, con l’Europa che lotta


Il grande successo del No Monti Day e la convocazione COBAS per il 14 novembre dello sciopero generale di tutte le categorie per l’intera giornata hanno “risvegliato” la Cgil che, partita all’inseguimento della mobilitazione, si è ritrovata con il fiatone, fermandosi a mezza strada e limitandosi a convocare 4 ore di sciopero che oltretutto nel PI e nella scuola cozzano con le norme  vigenti in materia (da loro imposte, insieme a Cisl e Uil), stante la  precedente indizione COBAS per l’intera giornata. Comunque, il fronte di protesta del 14 si amplia e questa è una buona notizia, così come la confluenza pure della Fiom che così esce dall’isolamento in cui si era cacciata insistendo sulla data del 16 novembre. Merito anche di quelle molte decine di migliaia di persone che il 27 ottobre sono scese in piazza a Roma nella manifestazione promossa dal Comitato No Monti Day, dai COBAS, Usb, Prc e altre forze sindacali e politiche: lavoratori/trici del pubblico e del privato, studenti medi e universitari, ambientalisti e pensionati, precari e disoccupati che hanno protestato contro politiche fallimentari che ci precipitano nella “spirale greca”, con tagli che provocano recessione a cui seguono altri tagli fino alla catastrofe. Monti se ne deve andare – hanno detto i manifestanti – perché ha provocato un massacro sociale per abbattere il debito pubblico,  invece aumentato in un anno dal 117% del PIL al 126%; perché ha colpito i settori più disagiati, mentre nulla pagano gli evasori fiscali, i grandi patrimoni, gruppi finanziari e industriali, e la corruzione e le ruberie delle caste politiche e manageriali sono al parossismo; perché distruggerebbe definitivamente la scuola pubblica, aumentando l’orario ai docenti ed espellendo altre decine di migliaia di precari, deportando i docenti “inidonei”, bloccando all’infinito contratti e scatti d'anzianità.
E questo diremo con ancora maggior forza nello sciopero del 14 e nelle numerose manifestazioni che svolgeremo in tutta Italia, mentre in Parlamento si voterà sulla disastrosa legge di in-stabilità. Lo sciopero del 14 è partito dai sindacati e movimenti sociali spagnoli e si è poi esteso al Portogallo e alla Grecia con grande partecipazione di popolo. C’è oramai diffusa in questi paesi la consapevolezza che la sconfitta delle politiche liberiste e recessive non può avvenire in un solo paese: e i settori popolari italiani, a tutt’oggi in ritardo su questo piano, devono raccogliere l’appello per una grande mobilitazione europea. Perciò i COBAS, già da parecchi giorni, hanno indetto per il 14 lo sciopero generale per tutte le categorie e per l’intera giornata, con manifestazioni locali. Scenderemo in piazza con l’Europa che lotta per dire NO al governo Monti e ai partiti che lo sostengono, NO alla distruzione di scuola, sanità e servizi sociali, alla chiusura delle fabbriche, ai licenziamenti, alla cancellazione dei diritti del lavoro, al blocco dei contratti e degli scatti, all’aumento dell’orario per i docenti, al concorsaccio per i precari, alla deportazione degli insegnanti “inidonei”, alla legge Aprea-Ghizzoni; SÌ a massicci investimenti nei Beni comuni e ambiente, all'assunzione dei precari, ad una politica economica pagata dalle finanze dei ricchi, dal taglio delle spese militari e dalla cancellazione delle missioni di guerra, dalla soppressione della corruzione e dei privilegi delle caste politiche e manageriali; NO all'Europa dei patti di stabilità, del Fiscal Compact, dell'austerità, dell'attacco alla democrazia, SÌ ad una democrazia vera nel paese e nei luoghi di lavoro.

 COBAS CONFEDERAZIONE COMITATI DI BASE

sabato 6 ottobre 2012

Sergio Bellavita - Le vere ragioni per cui sono stato dimesso



Molti compagni sono davvero increduli rispetto a quanto accaduto intorno alla
mia "dimissione" dalla segreteria. Non si capacitano che Landini, unanimemente
riconosciuto come difensore dei diritti dei lavoratori e della democrazia
stessa, possa rimuovere dalla segreteria un compagno per dissenso. Eppure e'
cosi'. Non c'e' nessun altra ragione che ha spinto, per la prima volta nella
storia dei metalmeccanici, un segretario Fiom  a rimuovere un componente di
segreteria. Con questo atto autoritario Landini e Airaudo rompono la
maggioranza congressuale degli ultimi 3 congressi estromettendo la rete 28
aprile.
Il dissenso. Di cosa sono accusato? Tralascio le vergognose, false e
pretestuose ricostruzioni che vogliono il sottoscritto impegnato a organizzare
contestazioni a Landini. Cosi' come e' francamente assurdo dover rispondere
alle menzogne che descrivono il sottoscritto d'accordo nelle segreterie e
contrario nei comitati centrali... Delle due l'una: o mi sono opposto troppo o
troppo poco. La macchina del fango ha lavorato alacremente per screditare le
ragioni che ho sostenuto attraverso il discredito del singolo, la denuncia
dell'untore. C'e' una vecchia e poco nobile tradizione in questo senso.
Tralasciando tutto cio', l'accusa che mi viene mossa e' riferita alla
presunta scelta di rompere con la linea maggioritaria e di aver scelto, in
un'ottica Cgil, di ricostruire l'opposizione in tutte le categorie della
confederazione.
Tutto cio' e' facilmente smontabile. E' evidente a tutti che la Fiom ha
dismesso l'opposizione sociale. Ha dismesso l'alterita' e l'opposizione alla
paurosa deriva della Cgil con conseguenze nefaste, sconfitta su art.18 e
pensioni.
Dopo il 16 ottobre 2010 la Fiom poteva svolgere uno straordinario ruolo di
catalizzatore di un vasto movimento contro le politiche del governo e contro
marchionne. Cio' avrebbe portato probabilmente la fiom allo scontro frontale
con la cgil. landini e Airaudo hanno deciso di non farlo. Cosi la lotta Fiom si
e' mantenuta alta sul terreno mediatico,forte di un consenso e di una domanda
sociale straordinaria,ma e' via via scemata nelle pratiche concrete, nella
politica contrattuale. Da qui una gestione della vertenza per il contratto
tutta piegata al tentativo di cercare uno spiraglio per la riaffermazione della
titolarita' Fiom piu' che orientata a costruire conflitto in rapporto con i
lavoratori.
Cosi come nella vertenza Fiat, dopo la  chiusura con sbagliati accordi
sindacali di due stabilimenti al sud, termini imerese e irisbus e la pesante
vicenda ex bertone, resta forte lo scontro sul terreno dei diritti sindacali e
delle agibilita' fiom e sempre piu' evanescente la battaglia contro il modello
autoritario e schiavistico di marchionne. In tutto questo considero
profondamente sbagliato e incoerente con le battaglie di questi anni, con il
valore che diamo al contratto nazionale, considerare l'accordo del 28 giugno
come argine agli accordi separati, come riferimento per la democrazia
sindacale. Proprio l'accordo che ha accolto le deroghe al contratto, che ha
cancellato ruolo e funzioni del contratto nazionale.
Io non ho cambiato idea. Continuo a rivendicare la Fiom del congresso di
Livorno e Montesilvano. Rivendico la Fiom che discute, che cerca, con la fatica
che la democrazia richiede, di lavorare sempre all'unita' della categoria e
della stessa con i lavoratori. La Fiom che parlando il linguaggio semplice e
radicale dei bisogni dei lavoratori e delle lavoratrici li conquistava alla
lotta, dimostrando, in tanto lerciume della politica, che si puo' coniugare
dire e fare.
Prendo atto che questo non e' piu' l'orientamento maggioritario in Fiom. C'e'
una svolta, profonda dei gruppi dirigenti. Per queste ragioni il dissenso e'
particolarmente avversato.
Ho atteso mesi prima di denunciare pubblicamente quanto avviene in Fiom. L'ho
fatto per non ledere l'immagine della Fiom, per il bene dei lavoratori.
Oggi, con la rottura netta che landini e airaudo hanno deciso, credo tempo fa,
e' necessario organizzare tutti coloro che vogliono salvare la lunga stagione
della Fiom. Organizzare coloro, e sono tanti, che vogliono continuare a
lottare.
Per mesi ho denunciato negli organismi preposti la gestione scarsamente
democratica dell'organizzazione. Ho denunciato le scarse, scarsissime
segreterie e quindi l'impossibilita' di poter discutere collettivamente almeno
le grandi scelte, su fiat, contratto ecc. Cosi come ho contestato il perenne
ricorso al voto di fiducia al segretario nelle discussioni al comitato
centrale. Sono stato impossibilitato a esercitare il ruolo a cui il comitato
centrale mi aveva chiamato, dalla partecipazione ai direttivi provinciali, agli
attivi dei delegati. Persino gli ordini del giorno conclusivi li potevo leggere
solo pochi minuti prima del voto.
Queste sono in sintesi le gravissime colpe che hanno indotto landini e airaudo
a dimettermi.  Oggi ripartiamo, con chi ci sta, a organizzare l'opposizione
alla svolta, al rientro nei ranghi della Fiom. Ripartiamo con i tanti e le
tante che non vogliono chinare il capo e vogliono lottare contro Monti,
Marchionne,Squinzi. E che hanno il diritto e il bisogno di un sindacato
democratico, combattivo e di classe. Prossimo appuntamento il 27 ottobre con il
"no monti day"


www.rete28aprile.it

giovedì 4 ottobre 2012

NO MONTI DAY ROMA 27 OTTOBRE







I COBAS, insieme a tante altre persone che lottano, organizzazioni sociali e sindacali, forze politiche e movimenti civili, vogliono dare voce e visibilità a tutti/e quelli che rifiutano e contrastano Monti e la sua politica di massacro sociale, con una grande manifestazione nazionale il 27 ottobre a Roma. Le feroci politiche di "austerità" - che Monti, sostenuto da PD, PdL e UdC, ha imposto nell'ultimo anno - hanno colpito solo coloro che hanno sempre pagato e che non hanno alcuna responsabilità della crisi (salariati, pensionati, precari, disoccupati, settori popolari, piccolo lavoro "autonomo") ed hanno immiserito ulteriormente scuola, sanità, trasporti, servizi pubblici e Beni comuni.
Nulla hanno pagato gli evasori fiscali (circa 300 miliardi l'anno sottratti alle casse statali), i grandi patrimoni (il 10% degli italiani possiede il 52% di beni mobili e immobili), banche, gruppi finanziari e industriali, mentre la corruzione e le ruberie delle caste politiche raggiungono il parossismo nelle strutture nazionali, regionali e locali, sottraendo altre centinaia di miliardi all'uso collettivo.
Per non parlare delle grandi mafie che oramai spadroneggiano non solo nelle regioni di origine ma che si spartiscono il territorio nazionale, violentandolo economicamente e sul piano ambientale. E' ora di dire: BASTA!! E' ora che la crisi sia pagata da chi l'ha provocata e che ha continuato ad arricchirsi anche in questi anni.
Scendiamo in piazza per dire:
NO a Monti e alla sua politica economica che produce precarietà, disoccupazione e povertà, no alle controriforme liberiste, no alla distruzione della scuola e della sanità pubbliche e dei servizi sociali, no alla chiusura delle fabbriche e ai licenziamenti
SÌ a massicci investimenti nei Beni comuni e nell'ambiente, all'assunzione dei precari - a partire dalla scuola, ove li si vorrebbe ancor più dividere attraverso inutili e assurdi "concorsacci", deportando poi gli insegnanti "inidonei", colpiti da gravi patologie - SI' a un'altra politica economica pagata dalle finanze dei ricchi, del grande capitale e delle banche, dal taglio delle spese militari e dalla cancellazione delle missioni di guerra, dalla soppressione della corruzione e dei privilegi delle caste politiche e manageriali
NO all'Europa dei patti di stabilità, del Fiscal Compact, dell'austerità e del rigore, che devastano da anni gran parte dei paesi europei, e in particolare Grecia, Spagna e ora Italia.
SÌ al lavoro dignitoso, allo stato sociale , al reddito per tutte e tutti
NO all'attacco autoritario alla democrazia, alla repressione contro i movimenti ed il dissenso, allo stato di polizia contro i migranti.
SÌ ad una democrazia vera nel paese e nei luoghi di lavoro, fondata sulla partecipazione, SI' ai diritti sindacali per tutti/e e non solo per le oligarchie dei sindacati di Stato.
Vogliamo mostrare che c'è un'altra Italia che rifiuta la finta alternativa tra centrodestra e centrosinistra che fingono di combattersi e poi approvano assieme tutte le controriforme, dalle pensioni all'articolo 18, dall'IMU alla svendita dei Beni comuni.Un'altra Italia che lotta per il lavoro senza accettare il ricatto della rinuncia ai diritti e al salario,che difende l'ambiente ed il territorio, che si batte per una democrazia alternativa al comando autoritario dei governi liberisti europei primo fra tutti quello tedesco, della BCE, della Commissione  Europea e del FMI, del grande capitale e della finanza internazionale.Promuoviamo una manifestazione rigorosa nelle sue scelte, che porti in piazza a mani nude e a volto scoperto tutta l'opposizione democratica a Monti e a chi lo sostiene, per esprimere il massimo sostegno a tutte le lotte in atto per i diritti, l'ambiente ed il lavoro, dalla Valle Susa al Sulcis, da Taranto alla Fiat, dagli inidonei e precari della scuola a tutte e tutti coloro che subiscono i colpi della crisi. La manifestazione, che partirà alle 14,30 da Piazza della Repubblica, si concluderà in Piazza S. Giovanni con una grande assemblea popolare, ove discuteremo di come dare continuità alla mobilitazione.
COBAS Confederazione dei Comitati di base