Rai, sull’Europa pubblicità regresso
Scritto da Diego Fusaro
Non
è sfuggita ai più la pubblicità che la Rai sta facendo da qualche tempo
dell’Unione Europea. Non sfugge perché è martellante e ossessiva,
ritorna con incredibile frequenza. Ma non sfugge, poi, per il suo taglio
sfacciatamente ideologico. Che – a quel che ne so io – nessuna voce si
sia levata a denunciarla è l’ennesima prova circa il fatto che stiamo
vivendo nell’epoca più ideologica della storia umana, quella che bolla
come ideologico ogni pensiero non millimetricamente allineato con il
coro virtuoso del politicamente corretto al servizio del monoteismo del
mercato ovunque imperante.Poiché – come diceva Althusser – non esistono letture innocenti, dirò subito di che lettura sono colpevole. La pubblicità Rai dell’Unione Europea è vergognosa e inqualificabile. Essa presenta l’Europa odierna come un paradiso, come un sogno finalmente realizzato: nasconde, cioè, il fatto che l’odierna Europa è un vero e proprio lager economico, al cui interno si consumano “tragedie nell’etico” (Hegel) come quella subita dal popolo greco (provate ad andare in Grecia a fare l’elogio dell’Europa!); è una Guernica sociale in cui il capitale celebra le sue orge, uccidendo i popoli e trascinando nell’abisso i lavoratori e le classi medie. Di tutto questo, ovviamente, nella suddetta pubblicità non vi è traccia!
In seconda battuta, la pubblicità Rai presenta agli Italiani l’Europa come un destino ineluttabile, come un fato intrasformabile, come un “processo irreversibile” (sono parole del Presidente Napolitano). Cioè, appunto, come un orizzonte naturale-eterno, né criticabile né trasformabile: come una realtà data a cui occorre adattarsi cadavericamente.
Ma non è forse questa la cifra dell’ideologia tanto deprecata nell’odierna epoca che si dichiara anti-ideologica per nascondere il fatto che vi è oggi un’unica ideologia – quella neoliberale - , che si pretende il solo modo naturale di pensare? L’ideologia – Marx docet – ha questo di proprio: naturalizza ciò che naturale non è, riconducendo alla dimensione della natura ciò che invece è storico e sociale, di modo che non lo si debba né possa criticare o trasformare, e ci si limiti a contemplarlo così com’è, proprio come si fa con l’arco alpino o con la distesa marina. E poi l’ideologia – è la sua essenza – mira a sottrarre alla discussione critica ciò che è massimamente discutibile, dirottando la discussione sempre e solo su questioni secondarie, di modo che la “rabbia appassionata” (Gramsci) degli oppressi non si organizzi mai contro la contraddizione principale, resa invisibile dallo spettacolo organizzato dal circo mediatico e dal clero giornalistico. Ancora una volta, se si crede alla TV e alle sue pubblicità, si finisce per amare gli oppressori e odiare gli oppressi! “Per informare, non influenzare”: così recita una scritta che compare nel corso della pubblicità Rai. Excusatio non petita, accusatio manifesta!
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