Pagine

mercoledì 25 giugno 2014

NICOLA IL CARPENTIERE


La scorsa settimana ho fatto una lunga chiacchierata con un cliente che in breve mi ha raccontato le sue vicissitudini di emigrante allo sbaraglio.
Nicola ha 32 anni e da 15enne, finita la III media, ha cominciato a lavorare nell’edilizia, dapprima come manovale e poi, raggiunta la maggiore età, come operaio carpentiere.
Quando iniziò, nel 1997, ingaggiato regolarmente non appena la sua età lo permise, guadagnava 40.000 £ire per 9 ore di lavoro, quando cambiò qualifica, nel 2001, la sua paga giornaliera era salita a 90.000 £ire.
A 22 anni, quando si sposò, percepiva 80 €uro per le sue 9 ore di duro lavoro, e i frequentissimi straordinari venivano ben retribuiti, rigorosamente a nero. Spesso la sua busta paga ufficiale risultava essere superiore ai 2000 euro/mese. La moglie lavorava come commessa in un negozio di abbigliamento, a 700 euro/mese e così decisero di sposarsi.
Comprarono casa nel 2004, con un mutuo trentennale (rigorosamente a tasso variabile) di ca. 700 euro/mese. Taroccando pesantemente le carte riuscirono ad ottenere il 130% del costo della casa stessa e con l’eccedenza di liquidità acquistarono il mobilio e pagarono parte delle spese del matrimonio. Nel 2006 erano in 4 in famiglia: 2 bei bambini avevano allietato la loro unione.
Nel marzo del 2009, con l’incombere della crisi, fu costretto ad andare a lavorare fuori sede: ogni giorno, con i suoi colleghi, percorreva quasi 300 km (tra andata e ritorno) con il furgone. Sveglia alle 4,30 per essere sul posto di lavoro 2 ore dopo e ritorno a casa verso le 19,00. Quell’anno, bene o male, riuscì a lavorare quasi sempre. A Natale dello stesso anno il titolare della piccola impresa dovette licenziare tutti, poiché l’azienda per cui avevano lavorato non pagava da svariati mesi ed era essa stessa sull’orlo del fallimento. Nicola, sino a quel momento aveva onorato puntualmente tutti i suoi debiti e viveva una vita abbastanza tranquilla, fatta si di pesante fatica ma tutto sommato abbastanza soddisfacente: in famiglia non mancava nulla e riuscivano a fare anche 10 giorni al mare.
Nel 2010 cominciarono i problemi: riuscì a lavorare solo 6 mesi su 12 e diede fondo ai pochi risparmi per tirare avanti dignitosamente, continuando a pagare regolarmente i debiti.
Il 2011 fu l’anno della svolta: oramai lavorava al massimo una settimana al mese. Con un colpo di “fortuna” riuscì a svendere la casa: un parente rilevò il mutuo residuo (25 anni) e gli diede 10.000 euro in nero come buonuscita: la sua casa nel frattempo aveva perso quasi il 50% del valore e l’inflazione di abitazioni, abbinata alla stretta creditizia, gli fecero prendere quella -tutto sommato- saggia decisione. Nel frattempo anche la moglie aveva perso il lavoro: il negozio presso cui lavorava aveva chiuso.
I mesi che passarono furono tremendi: momentaneamente andarono a vivere a casa dei suoceri, in quella che una volta era la cameretta della moglie, la quale trovò impiego saltuario a lavare scale per condomini a 4 euro/ora, mentre lui faceva lavoretti saltuari di varia natura: insieme riuscivano a malapena a portare a casa 600/700 euro/mese.
Nicola ha una sorella che vive nei pressi di Lione, in Francia, e incoraggiato da essa, decise a malincuore di emigrare. Partì nei primi mesi del 2013 e nonostante la sua buona volontà trovò anche lì solo lavori saltuari, a nero e malpagati. La lingua era la barriera insormontabile che lo divideva da un lavoro stabile e meglio pagato. Nel novembre 2013 fece ritorno a casa e cominciò a reinventarsi operaio agricolo. Fece la campagna delle olive per intero a 30 euro/giorno, in concorrenza con rumeni e bulgari. Traslocarono in un “basso” di due stanze comunicanti a 180 euro/mese e gli regalai, in quell’occasione, dei mobili che mi avanzavano: aveva anche venduto tutto ciò che avesse un valore minimo.
Oggi Nicola lavora stabilmente presso un’azienda agricola a 40 euro/giorno, per 11/12 ore lavorative. In questo periodo di mietitura del grano per una settimana intera non si è mai ritirato a casa per quanto c’era da fare e senza percepire nessun altro emolumento aggiuntivo. In pratica, egli lavora per 3,33 euro/ora.
Caro Nicola, benvenuto all’inferno.
Le regole fondanti della UE, relative alla libera circolazione delle merci, dei capitali e delle persone (che sarebbe meglio definire “libera circolazione degli schiavi”) sono servite solo a far scendere i prezzi della manodopera. Una volta tale evenienza veniva definita “curva di Phillips”: aumentando la disoccupazione marginale tramite leggi che favoriscono l’immigrazione da zone notoriamente più povere se non sottosviluppate, si mettono in concorrenza i lavoratori che saranno portati così ad abbassare le proprie pretese salariali, come, appunto, il caso di cui vi ho appena raccontato. Il tutto ad unico vantaggio dei profittatori. Ancora oggi, qualsiasi prodotto che prevede largo uso di manodopera ha come componente “costo del lavoro” quasi il 70% dell’intero prezzo di produzione. Abbassando quella voce si ritorna competitivi. Ma solo sino a quando la concorrenza non farà altrettanto, in una spirale deflattiva senza fine.
Per l’Europa prevedo un futuro gramo, fatto non da populismi, ma bensì da nazionalismi estremi e da xenofobia di ritorno.
Il nuovo status-quo a cui stanno obbligando gran parte della popolazione del vecchio continente farà tornare di moda una parola a cui non siamo più abituati: conflitto. O se preferite, guerra.


Roberto Nardella, Tratto da: appello al popolo

lunedì 23 giugno 2014

La Grecia torna al Medio Evo: 2/3 degli stipendi pagati in baratto


La Grecia torna al Medio Evo: 2/3 degli stipendi pagati in baratto

L'esperimento sociale della Troika raggiunge questo nuovo stadio


“Vi ricordate la servitù e i contadini nei bei tempi passati del feudalesimo medioevale? Se la risposta è no, ho delle buone notizie per voi! E' consuetudine nel mondo del lavoro in Grecia oggi ottenere la paga in beni, il baratto, invece che in salari. Rivive il feudalesimo nella Grecia della moderna Unione Europea e della zona euro”. Con questa premessa in uno dei suoi ultimi post, il blog greco KTG riporta un'inchiesta condotta dall'Istituto del lavoro della Confederazione dei sindacati (GSEE), definendola scioccante ma non così inattesa se si considera che per le leggi dell'austerità, della depressione indotta e della competitività, le condizioni di lavoro e di salario hanno reso i cittadini greci degli schiavi moderni. 
Ecco alcuni dati dell'inchiesta, così come riportata da KTG:
i lavoratori ricevono stipendi con ritardi dai 3 ai 12 mesi
i lavoratori ricevono un terzo dei loro salari, il resto è pagato attraverso servizi come ad esempio la possibilità di dormire in un albergo, buoni pasto e coupon per acquisti di altri beni al supermercato.
I datori di lavoro non pagano tredicesima e quattordicesima come obbligati per legge, ma in cambio offrono couppon per cibo e benzina. Costringono poi i lavoratori a firmare per il fatto che hano ricevuto l'intero bonus. GSEE stima che oltre un milione di lavoratori non ha ricevuto tredicesima e quattordicesima.
I giovani lavoratori sotto i 25 anno anni sono assunti con contratti mensili per lavoro part-time di 4 ore al giorno e salari di 180 euro al mese. Con 25 giorni lavorativi si tratta di uno stipendio di 7,2 euro al giorno e più o meno 1.72 euro l'ora! KTG ricorda l'indignazione della prima "riforma del lavoro" nel 2011 che aveva tagliato drasticamente i salari fino a paghe da 3 euro l'ora. Ma ora si è passati alla rassegnazione e non ci si indigna neanche più...
Secondo il diritto del lavoro, il salario minimo per coloro che hanno meno di 25 anni dovrebbe essere di 480 euro per un lavoro full-time. Ma a chi interressa le leggi quando la domanda del lavoro è straordinaria, il tasso di disoccupazione enorme e la liquidità in circolazione è scarsa perché le banche stanno risparmiando?
I lavoratori greci, prosegue Ktg, saranno presto abilitati a pagare le loro bollette e il loro affitto in coupon per detergenti o buoni pasto. E' strano come nel 2011 e 2012 i greci hanno fatto un tuffo nel passato ad i tempi di Chrles Dickens, mentre nel 2013 e 2014 si è arrivati fino al Medio Evo. "Posso immaginare che in un paio di anni, la Troika si lamenterà della mancanza di abilità del mondo nel lavoro e di fondi sociali assicurativi vuoti nella  competitiva Grecia", conclude Ktg.

Tratto da: L'AntiDiplomatico

Il sadismo senza fine dell'esperimento sociale in corso in Grecia

Aeroporto di Atene offre ai giovani come salario solo il rimborso del trasporto

Aeroporto di Atene offre ai giovani come salario solo il rimborso del trasporto


Ecco l'ultimo episodio tragicomico che ci viene dal mondo del lavoro in Grecia e che ci segnala con la solita prontezza il blog KTG. Gli sceneggiatori della Troika che hanno commissariato il paese hanno un talento enorme e se non fosse un vero esperimento sociale in corso sarebbe il copione perfetto di un film.
L'Aeriporto di Atene “Eleftherios Venizelos” vuole assumeere 70 giovani, età compresa tra i 19-29 anni per sei mesi. Il salario per i fortunati? Quello che gli costa il trasporto dalle loro case e il posto di lavoro. Non è uno scherzo. Secondo un rapporto pubblicato da Avgi newspaper, l'Aeroporto di Atene ha introdotto il programma “Airport Praxis” con il nobile obiettivo di combattere la disoccupazione: i fortunati giovani neo assunti saranno pagati con "esperienza lavorativa e addestramento in diverse posizioni all'interno dell'aeroporto". L'apprendistato è aperto a diplomati di suole tecniche o laureati.
Non avranno alcun diritto sociale e la paga consisterà in quello che gli costa il trasporto tra la loro residenza e il posto di lavoro. Per questo, "il criterio della localizzazione è molto importante con la preferenza di giovani che vivono nelle aree limitrofe all'Aeroporto per minimizzare i costi di trasporto", nota Avgi.
L'Aeroporto di Atene “Eleftherios Venizelos”, conclude KTG, è a 35 KM est dal centro di Atene e si raggiunge con un costo di 8 euro in trasporti pubblici. Il tasso di disoccupazione giovanile nel paese è al 57%. Il modo in cui chi sta gestendo l'esperimento sociale in atto in Grecia ha superato qualunque sadismo totalitario che la storia ricorda.

Tratto da: L'AntiDiplomatico